RegTech

Partire dal destinatario per rendere accessibili le norme: ecco il “legal design”

13/9/2022
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Alla scoperta del design normativo che mette al centro l’utente per comunicare con efficacia

Il nostro viaggio nel mondo delle norme si arricchisce ogni giorno di nuove tappe, essenziali per chi, come noi di Aptus.AI, ha l’obiettivo di rivoluzionare il modo in cui esseri umani e macchine interagiscono con le leggi. Abbiamo già affrontato le diverse sfaccettature tecnologiche - in particolare relative al concetto di norme machine readable - relative al modo di emanare le normative da parte dei regolatori e di fruirle dal punto di vista dei destinatari. Il nostro focus è sempre stato quello della compliance normativa in ambito finanziario, dato che il nostro prodotto Daitomic è specificamente pensato per il mercato RegTech e attualmente in uso nel settore bancario. È arrivato però il momento di introdurre un altro tema a noi caro che riguarda il panorama normativo nella sua interezza, ovvero quello del legal design. Questa disciplina - o metodo o tecnica o atteggiamento mentale, a seconda delle diverse posizioni esistenti a riguardo - può essere genericamente definita come l’applicazione del design al contesto giuridico al fine di rendere le norme, e in generale i contenuti legali, veramente accessibili per i loro fruitori. Come? Semplicemente adottando un approccio che mette al centro l’utente.

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Concetti fondamentali e obiettivi del legal design, all’insegna dell’accessibilità normativa

Avendo utilizzato come riferimento il testo Legal design, a cura di Barbara de Muro e Marco Imperiale - al quale rimandiamo coloro che volessero approfondire il tema -, utilizzeremo questa espressione per riferirci a una disciplina che combina diversi tipi di sapere e sfrutta determinati strumenti e tecniche al fine di “progettare prodotti di contenuto giuridico perché siano, al contempo, precisi sotto il profilo tecnico-giuridico e comprensibili, efficaci e immediatamente fruibili sotto il profilo comunicativo”. Questa definizione del legal design da parte dei due autori consente di inquadrare i principali obiettivi della disciplina in oggetto, ovvero quelli di semplificare i documenti legali senza ridurne il contenuto né rinunciare alla sua completezza e precisione. Per approfondire il tema, si può dire che lo scopo del legal design è quello di creare prodotti che, “rispondendo a specifici bisogni ed esigenze dei destinatari, siano in grado di apportare loro un beneficio concreto e misurabile”. Quale? Le parole chiave sono usabilità, chiarezza, inclusività. Tutti concetti da declinare, di volta in volta, rispetto ai destinatari del documento legale. Insomma, il punto è quello di semplificare la “comunicazione dei contenuti giuridici, rendendoli cioè più agili, funzionali, essenziali” senza però “banalizzare, stralciare, omettere o ridurre indiscriminatamente, né sostituire parole con un’immagine”. Un compito sicuramente non semplice, ma neppure impossibile. E noi di Aptus.AI lo sappiamo molto bene, dato che Daitomic, la nostra soluzione RegTech, è pensata per offrire ai professionisti di compliance bancaria proprio questi stessi vantaggi, riassumibili con un’unica espressione: accessibilità normativa. È evidente, dunque, che il punto di vista privilegiato da questa disciplina sarà sempre quello del destinatario-fruitore, quale “punto di partenza e punto di arrivo del legal design” con un approccio “spiccatamente antropocentrico”.

Rispondere a esigenze giuridiche con la creatività: il ruolo del legal designer

Ora che conosciamo gli obiettivi del legal design, possiamo scoprire le modalità tramite cui questa disciplina si propone di raggiungerli. In una parola? Tramite la creatività. Come abbiamo anticipato poche righe fa, il legal design ha bisogno di team multidisciplinari e di competenze afferenti a diversi ambiti per essere messo in pratica. Servono contributi da parte di giuristi - che ovviamente rivestono un ruolo centrale -, informatici, grafici, esperti di scienze cognitive, psicologi, antropologi, linguisti, e così via. Tutti questi specialisti, all’interno di un team che voglia semplificare e rendere accessibili i contenuti giuridici, possono essere definiti legal designer. Questi ultimi, infatti, sono figure “transdisciplinari”, che riescono a dare una risposta creativa, ma allo stesso tempo molto competente, al problema di rendere efficace la comunicazione dei contenuti legali. Una creatività che può assumere varie forme e modalità, a partire dalla semplificazione e traduzione del cosiddetto “legalese”, ovvero quel modo di esprimersi tipico del settore giuridico che spesso presenta alcune derive che vanno a scapito della chiarezza, senza però garantire alcun vantaggio né a chi produce il documento legale né a chi lo fruisce. Ma, oltre alla semplificazione del linguaggio, il legal design pone l’accento sull’utilizzo di elementi visuali nel diritto, ovvero di immagini che ne facilitino la comprensione, a partire dalla constatazione che il nostro cervello è fatto per apprendere più rapidamente e ricordare meglio proprio gli elementi visuali rispetto al testo, come testimoniano già diversi esempi di testi giuridici risalenti ai secoli passati citati proprio da de Muro e Imperiale nel loro libro. Ovviamente la cosiddetta visualizzazione dei concetti e dei contenuti giuridici deve seguire alcune regole e prassi finalizzate a una comunicazione che semplifichi ma non banalizzi, riduca le dimensioni ma non il contenuto e, soprattutto, possa rivolgersi in maniera chiara e non fraintendibile ai fruitori del singolo documento legale. Gli strumenti per ottenere questo risultato non mancano: dai diagrammi alle icone, dai grafici alle linee del tempo, dalle infografiche alle mappe mentali e concettuali. Fino ad arrivare a contenuti ancora più distanti dal tradizionale testo giuridico, ma non per questo meno efficaci - anzi -, come video e disegni. Insomma, una risposta creativa a problematiche giuridiche.

La storia di Daitomic, ovvero il legal design applicato al RegTech 

Come anticipato nelle prime righe di questo post, in Aptus.AI stiamo già applicando concretamente i concetti e le metodologie del legal design nel contesto normativo finanziario. La nostra piattaforma RegTech, Daitomic, si pone infatti lo scopo di rendere realmente accessibili le norme bancarie ai professionisti di compliance che necessitano di fruirle quotidianamente e di elaborare strategie sulla base del contenuto dei documenti normativi stessi. Per raggiungere questo obiettivo, applichiamo le metodologie del design thinking al settore normativo, mettendo in pratica quello che, come abbiamo accennato, Barbara de Muro e Marco Imperiale definiscono nel loro libro “legal design thinking” - e che sarà oggetto del nostro prossimo blog post. Ovviamente il punto di partenza è stato uno studio approfondito del processo attualmente seguito dai professionisti di compliance, ma ne parleremo più dettagliatamente nel prossimo articolo. Per il momento, vi suggeriamo di provare gratuitamente in prima persona come, grazie alla tecnologia di Intelligenza Artificiale alla base di Daitomic, l’accessibilità normativa perseguita dal legal design sia già a disposizione dei destinatari di documenti giuridici bancari.

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