Compliance

Cosa insegna il crack di FTX? Che il tempo per regolamentare Crypto e FinTech è scaduto

6/12/2022
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FTX (e non solo), storia di una bancarotta annunciata: dinamica, cause e numeri

Oltre 100.000 creditori. Ammontare delle passività totali tra i 10 e i 50 miliardi di dollari. Dei quali, circa 3 miliardi di dollari distribuiti soltanto nei confronti dei 50 maggiori creditori. E la già discutibile credibilità di un intero settore - quello delle criptovalute - a rischio. Telegraficamente si potrebbe raccontare così quello che rappresenta il crack di FTX, ormai ex leader nel settore dello scambio di criptovalute, fondata da Sam Bankman-Fried nel 2019, con sede alle Bahamas. Prima della bancarotta, dichiarata qualche settimana fa, FTX veniva valutata ben 32 miliardi di dollari. La causa del tracollo è da rintracciare, in ultima analisi, nell’assenza di un’adeguata regolamentazione del settore. Proprio come è accaduto nelle precedenti crisi finanziarie - una su tutte quella del 2008, da cui infatti è nato il bisogno a cui risponde il nostro SaaS RegTech, Daitomic. Ma procediamo un passo per volta. Il tracollo di FTX è stato causato da un’attività di trading ad alto rischio da parte di Alameda Research, un’azienda avviata dallo stesso fondatore di FTX, che poteva fare scambi di criptovalute sulla stessa piattaforma FTX, sfruttando ovviamente informazioni preferenziali e sconosciute agli altri trader, in modo illecito. Il risultato è stata una situazione simile a quella che - in tutt’altro settore - investì Goldman Sachs nel 2013: FTX non è stata in grado di corrispondere agli investitori i 5 miliardi di dollari richiesti da questi ultimi. E il tracollo di FTX, secondo molti esperti, ha soltanto sollevato un vaso di pandora il cui contenuto sconvolgerà il mercato delle criptovalute. Sono recentissime, infatti, le notizie relative a Kraken, Bittrex Inc. e Genesis Global Capital, altri tre leader nel mondo Crypto. Partendo dalla prima, la notizia più recente è la scelta da parte di Kraken di pagare al Dipartimento del Tesoro USA una multa da circa 362.000 dollari, per risolvere la responsabilità civile dovuta a violazioni delle sanzioni sull'Iran (ben 826 transazioni per utenti situati in Iran tra ottobre 2015 e giugno 2019, a causa dell’assenza di un blocco degli indirizzi IP basato sulla geolocalizzazione) e di investire altri 100.000 dollari in compliance, nell’ambito specifico del controllo sulle sanzioni. Qualche settimana prima, lo stesso Dipartimento del Tesoro statunitense aveva multato anche Bittrex Inc., altra piattaforma per gli scambi di criptovalute, per 29 milioni di dollari per “apparenti violazioni” delle sanzioni su alcuni Paesi e della legge antiriciclaggio. Più recente, invece, la crisi di Genesis Global Capital, la cui situazione è critica e a rischio fallimento, come dimostra la nomina di un consulente esterno per valutare la propria situazione finanziaria. Un déjà vu rispetto alla vicenda di FTX, da cui siamo partiti. Insomma, il mondo Crypto sta attraversando una tempesta. E la causa è proprio l’assenza di un quadro normativo di riferimento.

Il tempo per regolamentare il mercato delle criptovalute (e quello FinTech) è scaduto 

Questa spiegazione regolamentare della crisi che sta attraversando il mercato delle criptovalute non è una nostra speculazione finalizzata a rendere ancora più evidente l’importanza di soluzioni RegTech, come il nostro SaaS Daitomic. Le indicazioni in tal senso arrivano soprattutto da fonti molto autorevoli, ovvero dalle maggiori istituzioni finanziarie statunitensi e britanniche. “L'implosione di FTX dimostra la necessità di portare il mondo delle criptovalute all'interno del quadro normativo”, ha dichiarato il Vice Governatore della Banca d'Inghilterra, Jon Cunliffe, prima di aggiungere che “sebbene il mondo delle criptovalute [...] non sia attualmente abbastanza grande o interconnesso con la finanza tradizionale da minacciare la stabilità del sistema finanziario, i suoi legami con la finanza tradizionale si sono sviluppati rapidamente”. Il messaggio è chiaro: è necessario che le autorità di regolamentazione mettano in atto controlli più severi il prima possibile e si attivino per “prevenire un impatto destabilizzante molto maggiore”, cosicché “l'innovazione possa avere luogo, ma all'interno di un quadro in cui i rischi siano adeguatamente gestiti”, citando ancora le parole del Vice Governatore della BoE (Bank of England). Parole cui fanno eco, dal mondo accademico statunitense, quelle di Carol Alexander (Professoressa di Finanza all'Università del Sussex e consulente in mercati Crypto e analisi del rischio finanziario) in riferimento a Binance - altra azienda leader tra le borse di criptovalute -: “a differenza delle borse normali, le borse di criptovalute sono autoregolamentate e non  tenute a dare l'allarme quando un'operazione causa una perdita pericolosa di denaro”. In sintesi: assenza di normative significa inaffidabilità del mercato. E, nel caso delle criptovalute, questa inaffidabilità è ormai sotto gli occhi di tutti. Anche di Katherine Dowling (Chief Compliance Officer di Bitwise Asset Management), Sarah Shtylman (Partner di Perkins Coie) e Justin Slaughter (Policy Director di Paradigm) che, in un recente panel, hanno evidenziato come il crollo di FTX abbia generato almeno un effetto positivo, ovvero un impeto forte come non mai volto ad arrivare a un quadro normativo specifico per le criptovalute, quantomeno negli Stati Uniti. Un coro unanime, insomma, che ritiene indispensabile e, a questo punto, anche urgente colmare il vuoto normativo che riguarda il mercato delle criptovalute, per evitare che anche questo settore viva un tracollo simile a quello causato dalla crisi finanziaria del 2008.

Crypto, FinTech, digital banking… la soluzione c’è e si chiama RegTech, anzi: Daitomic

Ovviamente il mondo Crypto non è l’unico che sta vivendo un momento cruciale di passaggio da un vuoto normativo a una sempre crescente regolamentazione. La stessa situazione riguarda tutto l’ecosistema FinTech, ma anche quello del digital banking in generale. E noi di Aptus.AI, con Daitomic, siamo già in corsa per rispondere al bisogno di analisi normativa accurata e in tempo reale che investirà tutte le realtà Crypto e FinTech in breve tempo. La compliance non sarà più una attività accessoria - per così dire -, ma una necessità impellente. E le soluzioni RegTech saranno certamente protagoniste in questo processo. Anche per questo, uno dei nostri prossimi obiettivi è quello di estendere il nostro orizzonte dall’ambito della compliance delle banche tradizionali al crescente mercato rappresentato dal FinTech e dal Crypto. Anche perché il quadro che abbiamo raccontato era stato anticipato in maniera eloquente e diffusa dai relatori durante le sessioni del Web Summit 2022 che abbiamo seguito con interesse. Senza ripetere quanto già scritto all’interno del blog post dedicato, la necessità di una regolamentazione rapida ed efficace per le criptovalute (e non solo) può essere riassunta con l’espressione “legislation time”, utilizzata da Emma Joyce, CEO di GBBC Digital Finance. Una situazione complessa e certamente sfidante, che porterà a una sempre maggiore regolamentazione e dunque a un sempre crescente bisogno di accessibilità digitale e interattiva delle norme. Esattamente quello che offre Daitomic: volete saperne di più?

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